Pomeriggio
assolato d'inverno, quelli che preferisco, quelli con l'aria che
punge e il cielo terso, quelli che durano poco ma che ricordo bene,
che assaporo in ogni particolare, che amo nel ghiaccio che avvolge
l'erba rimasta all'ombra e scricchiola sotto le scarpe, qui nella
campagna dietro casa.
Pomeriggio
assolato d'inverno, oggi ti sento alle spalle, che ti volto con
rammarico mentre siedo sul divano col pc sulle ginocchia, mentre mi
chiedo quali parole gentili useranno oggi per parlare di noi, per
decidere dell'esistenza della nostra dignità; mi chiedo se queste
parole varranno la preziosità del sole che dà vita, e, se di vita
parleranno, mi chiedo se la sviliranno con orrendi paragoni,
riempiendo l'aria di oscenità, senza rimorso in quelle coscienze
fuligginose di marciume e pochezza, così grate di poter lottare per
togliere, anziché dare.
Siedo
sul divano in una casa come tante, sento il placido russare delle
nostre cagnoline vicino al termosifone e le amo come si ama col
cuore, forse le amo come si ama un figlio, non saprei dire visto che
figli ancora non ne ho.
E'
trascorsa metà di una giornata come tante: sveglia alle 05.45, il
fruscio delle lenzuola, un bacio delicato a chi ha ancora un'ora di
sogni da spendere, colazione, abbracci e code che battono gioiose sul
lettino, turno del mattino, lavoro, colleghi, risate e malumori,di
nuovo a casa, fuori coi cani, una corsa lavacoscienza, pranzetto
senza pretese, lavatrice, stendere il bucato e accendo il pc su
Senato.it.
Attesa.
Mi
guardo intorno e cerco segni di anormalità.
Chiamo
mamma e papà, ricordo loro che la seduta inizia tra poco.
La guarderà lui, è in pensione, stasera a cena gliela riassumerà.
Mio
papà ha sempre amato la politica. Andavamo alle manifestazioni.
Avevo 8 anni quando mi raccontava dell'ozono e immaginavo questa
nuvola ferita sulla nostra casa.
Ha
sempre amato lottare per le ingiustizie. E' il mio eroe. Mi
piacerebbe essere un genitore così. Un genitore libero. Un genitore
presente. Un genitore che mi ha guidata, senza intromettersi, che mi
ha salvata, lasciandomi sbagliare, che mi ha amata, senza obbligarmi
a ricambiare.
E lo amo tanto il mio papà. Chissà se voi, che vi riempite la bocca di famiglia e natura, avete avuto la fortuna di essere amati così, e di aver saputo amare a vostra volta.
Oggi, comunque, parlerete di amore giusto e sbagliato, di natura e innatura, di pulito e sporco.
La mia casa è pulita, la mia fedina è pulita, i miei cassetti sono in ordine, la mia vita è ordinaria, amo la persona con cui sto dividendo la vita da 7 anni, se un giorno non la amerò più, non andrò a cercare sesso a pagamento, non nasconderò né reprimerò le mie angosce, la lascerò libera di essere libera, la rispetterò, perché mi hanno cresciuta insegnandomi che nascondere è sbagliato, che mentire è sciocco e inutile, che a testa alta col sole sul viso si cammina meglio e nel buio delle fogne l'aria è malsana.
Non voglio una medaglia, non merita medaglie chi si comporta onestamente, smettiamola di premiare un comportamento assolutamente normale, smettiamola una buona volta di investire di eccezionalità e sorpresa qualcosa che è così facile fare; non stiamo parlando di massimi sistemi, non stiamo parlando di cure che debellano malattie mortali, stiamo parlando di avere una faccia sola, di saper guardare negli occhi le persone senza imbarazzo, senza vergognarsi di essere se stessi, senza sentirsi sbagliati al punto da strisciare all'ombra della vita come serpenti.
Spero ci sia onestà nei cuori di chi si troverà a decidere della vita di così tante persone.
Null'altro.
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