giovedì 11 febbraio 2016

In attesa di ...

                                                                                                                                                10.02.2016

Pomeriggio assolato d'inverno, quelli che preferisco, quelli con l'aria che punge e il cielo terso, quelli che durano poco ma che ricordo bene, che assaporo in ogni particolare, che amo nel ghiaccio che avvolge l'erba rimasta all'ombra e scricchiola sotto le scarpe, qui nella campagna dietro casa.

Pomeriggio assolato d'inverno, oggi ti sento alle spalle, che ti volto con rammarico mentre siedo sul divano col pc sulle ginocchia, mentre mi chiedo quali parole gentili useranno oggi per parlare di noi, per decidere dell'esistenza della nostra dignità; mi chiedo se queste parole varranno la preziosità del sole che dà vita, e, se di vita parleranno, mi chiedo se la sviliranno con orrendi paragoni, riempiendo l'aria di oscenità, senza rimorso in quelle coscienze fuligginose di marciume e pochezza, così grate di poter lottare per togliere, anziché dare.

Siedo sul divano in una casa come tante, sento il placido russare delle nostre cagnoline vicino al termosifone e le amo come si ama col cuore, forse le amo come si ama un figlio, non saprei dire visto che figli ancora non ne ho.

E' trascorsa metà di una giornata come tante: sveglia alle 05.45, il fruscio delle lenzuola, un bacio delicato a chi ha ancora un'ora di sogni da spendere, colazione, abbracci e code che battono gioiose sul lettino, turno del mattino, lavoro, colleghi, risate e malumori,di nuovo a casa, fuori coi cani, una corsa lavacoscienza, pranzetto senza pretese, lavatrice, stendere il bucato e accendo il pc su Senato.it.

Attesa.

Mi guardo intorno e cerco segni di anormalità.
Chiamo mamma e papà, ricordo loro che la seduta inizia tra poco.
La guarderà lui, è in pensione, stasera a cena gliela riassumerà.

Mio papà ha sempre amato la politica. Andavamo alle manifestazioni. Avevo 8 anni quando mi raccontava dell'ozono e immaginavo questa nuvola ferita sulla nostra casa.

Ha sempre amato lottare per le ingiustizie. E' il mio eroe. Mi piacerebbe essere un genitore così. Un genitore libero. Un genitore presente. Un genitore che mi ha guidata, senza intromettersi, che mi ha salvata, lasciandomi sbagliare, che mi ha amata, senza obbligarmi a ricambiare.

E lo amo tanto il mio papà. Chissà se voi, che vi riempite la bocca di famiglia e natura, avete avuto la fortuna di essere amati così, e di aver saputo amare a vostra volta.

Oggi, comunque, parlerete di amore giusto e sbagliato, di natura e innatura, di pulito e sporco.

La mia casa è pulita, la mia fedina è pulita, i miei cassetti sono in ordine, la mia vita è ordinaria, amo la persona con cui sto dividendo la vita da 7 anni, se un giorno non la amerò più, non andrò a cercare sesso a pagamento, non nasconderò né reprimerò le mie angosce, la lascerò libera di essere libera, la rispetterò, perché mi hanno cresciuta insegnandomi che nascondere è sbagliato, che mentire è sciocco e inutile, che a testa alta col sole sul viso si cammina meglio e nel buio delle fogne l'aria è malsana.

Non voglio una medaglia, non merita medaglie chi si comporta onestamente, smettiamola di premiare un comportamento assolutamente normale, smettiamola una buona volta di investire di eccezionalità e sorpresa qualcosa che è così facile fare; non stiamo parlando di massimi sistemi, non stiamo parlando di cure che debellano malattie mortali, stiamo parlando di avere una faccia sola, di saper guardare negli occhi le persone senza imbarazzo, senza vergognarsi di essere se stessi, senza sentirsi sbagliati al punto da strisciare all'ombra della vita come serpenti.

Spero ci sia onestà nei cuori di chi si troverà a decidere della vita di così tante persone.

Null'altro.